




Psicoterapia Biosistemica
L’approccio psicoterapeutico biosistemico si rifà a una visione integrata dell’essere umano, che unisce corpo, emozioni, mente e relazioni. È stato sviluppato dallo psicoterapeuta Jerome Liss, allievo di Alexander Lowen (fondatore della Bioenergetica) e di John Bowlby (teoria dell’attaccamento), e successivamente approfondito da Marcello Mortillaro, fino ai giorni nostri da Maurizio Stupiggia, fondatore della scuola italiana biosistemica.
Alla base di questo modello vi è l’idea che ogni esperienza psichica ha una corrispondenza corporea, e che il cambiamento terapeutico non può avvenire solo attraverso l’elaborazione cognitiva o verbale, ma deve includere anche una trasformazione fisiologica e relazionale.

La Biosistemica, intesa come approccio terapeutico integrato, che riassume in sé le sue due dirette componenti biologica e sistemica, si serve di un fondamentale strumento: l’ascolto profondo (Liss, 2000).
Il Prof. Liss, psichiatra e psicoterapeuta, fonda negl’anni Ottanta la Biosistemica da cui sono state gettate le basi per la divulgazione di questo approccio in molti altri paesi europei, in Asia e in America.
Due i capisaldi per la Biosistemica: l’integrazione di strutture concettuali, che trovando le radici da discipline diverse quali Psicologia e Neurobiologia, co-costruiscono il significato di bio e sistemica, e l’integrazione continua e costante tra teoria e pratica attraverso modelli e applicazioni, tra elaborazione cognitiva e pratica clinica che rendono efficace questo approccio integrato.

L’approccio biosistemico si fonda su più matrici teoriche:
Teoria dei sistemi e cibernetica di secondo ordine: l’individuo è parte di sistemi relazionali interconnessi, in continua retroazione con l’ambiente.
Psicologia umanistica ed esperienziale: enfasi sull’esperienza presente, sull’autenticità e sulla consapevolezza sensoriale come vie di guarigione.

Per i professionisti specializzati in psicoterapia biosistemica, non è sufficiente essere dotti di grandi teorie, ma bensì da esse ne vanno acquisisti gli strumenti da poter applicare alla terapia clinica, al fine di alleviare le sofferenze e i disagi del singolo.
Pertanto possiamo affermare a gran voce che la Biosistemica è un approccio della scuola di specializzazione di Psicoterapia riconosciuta dal MIUR dalle grandi basi solide rivola a psicologi e psicoterapeuti che sentono di condurre un colloquio con il paziente andando oltre il mero strumento del dialogo (Liss, 2000).
Il terapista biosistemico si concentra sul cogliere non solo i frutti della relazione narrativa, ma l’intero soggetto inteso nella sua complessità cercando di comprendere in che parte del corpo, attraverso l’osservazione del comportamento espressivo, si acquisiscono luoghi ricchi di energia o di inibizione del sistema simpatico e luoghi di energia e inibizione parasimpatica.
È attraverso l’unità tra corpo e mente che ha la possibilità di esprimersi un’azione emotivamente adeguata. Pertanto possiamo parlare di un collegamento tra due cervelli che si inviano segnali e creano una rete di messaggi di ritorno.
Per acquisire questa sfumatura è necessario esserne consapevoli ma è certamente un percorso complesso da intraprendere poiché vi sono casi in cui le emozioni devono essere scoperte e sentite ed altri in cui devono essere contenute o in qualche modo allontanate.

Su cosa si focalizza la biosistemica
La Biosistemica focalizza come suo principio l’emozione considerandola centrale rispetto al vissuto esistenziale psicologico e fisiologico. Come dedotto dagli studi della teoria dell’attaccamento, vi sono persone che manifestare le proprie emozioni non sia di rilevante importanza o addirittura si ritrovano nell’incapacità di avvertirle e di conseguenza esternarle o discriminarle.
Infatti, le difficoltà riportate da molte persone che si rivolgono allo psicoterapeuta derivano spesso da emozioni bloccate o inibite, le quali ostacolano la possibilità di agire in modo coerente con i propri obiettivi e con il proprio sentire più autentico.

A cosa mira il lavoro biosistemico?
Integrare le esperienze emotive con la loro espressione corporea, favorendo la consapevolezza del legame indissolubile tra vissuto interno e manifestazione somatica;
Regolare gli stati fisiologici di iper- o ipo-attivazione, promuovendo una modulazione più armonica del sistema nervoso e una maggiore stabilità emotiva;
Favorire la presenza corporea e relazionale, rafforzando la capacità di essere nel momento presente e di entrare in contatto autentico con sé stessi e con l’altro;
Trasformare schemi di attaccamento disfunzionali, permettendo una rielaborazione delle modalità relazionali apprese e l’apertura verso forme di legame più sicure e nutrienti;
Ripristinare la spontaneità e la vitalità dell’organismo, restituendo alla persona la possibilità di esprimersi pienamente attraverso il corpo, le emozioni e la relazione.
Il terapeuta biosistemico utilizza:

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